LA VERA RECENSIONE DEL CONCERTO DEGLI ELII A ROMA IL 16 MAGGIO 2001

Panino
a cura di Panino

Che effetto fa vedere gli "Elio e le storie tese" all'auditorium di S. Cecilia in Via della Conciliazione, proprio nel cuore del Vaticano, fra Castel S.Angelo e Lungotevere? Strano. Così come è strano vederseli entrare sul palco tutti elegantemente abbigliati e composti.
Eppure la musica è sempre quella, e anche l'incipit, con "La vendetta del fantasma formaggino", che forse è stata la parte più bella del concerto.

Riassumiamo. Dopo aver volutamente disertato tutte le date del tour di 'Tutti gli uomini del deficiente', mi giunse notizia di questa insolito appuntamento all'Auditorium, proprio in un momento in cui gli 'Eelst' non stanno facendo alcun tour ma piuttosto preparano un album live. Per cui, vista anche l'accessibilità dei prezzi (30000 lire platea e 20000 galleria) e nella speranza di chissà cosa, ci sono andato. Anche perché era certo che all'Auditorium l'acustica avrebbe dovuto essere buona: ed in effetti non ho mai ascoltato la band così bene, soprattutto le tastiere ed i cori, che erano in precedenza spesso soffocati dalla potenza della ritmica. E poi speravo in una nuova scaletta, giacché il gruppo non la rivedeva da un po'.

Il gruppo ha voluto affrontare una scaletta apparentemente tradizionale, ma insolita nel proseguimento. Ho apprezzato la scelta di liquidare la panoramica di 'Tutti gli uomini del deficiente' con la sola 'Psichedelia', favorendo un repertorio fondamentalmente classico. Infatti fra le composizioni recenti sono state proposte solo 'Bis', 'Farmacista', 'Caro 2000' e "Discomusic". La tradizione è stata invece rappresentata da 'La vendetta del fantasma formaggino', 'Supergiovane', 'Carro', 'Cara ti amo', 'Essere donna oggi', "Milza" ed anche le più antiche 'Abbecedario', 'Né carne né pesce' e "You".
Il tutto condito con qualche stravaganza, come l'omaggio alla romanza del 'Barbiere di Siviglia', l'esecuzione di 'Somebody to love' dei Queen, 'Piange il telefono' duettata da 'Libero' con la Cortellesi: interessanti virtuosismi, ma francamente, avrei preferito un bell'omaggio (assai più doveroso) a Frank Zappa, o qualche altro classico disertato (sarebbe stato bello "John Holmes" a S.Cecilia); sono d'accordo comunque con l'assenza di 'Tapparella', bellissima canzone, ma francamente non se ne poteva più.

Tecnicamente, non si può eccepire nulla, giacché gli 'Elio e le storie tese' (particolarmente quel mostro del batterista Christian Meyer) hanno dato ancora una volta il meglio del loro meglio (giusto qualche imprecisioncina nei cori di 'essere donna oggi'); anche Elio è sempre più bravo (non come cantante lirico però), anche se provato da un recente incidente di baseball che gli ha 'sfigurato' il volto. Ascoltarli poi nell'Auditorium è stato ancora più bello.

Eppure, tante nostalgie ed un po' di tristezza percorrevano i miei stati d'animo di ascoltatrice riconducendomi indietro nel tempo, quando ero ancora fava (=iscritto al fan club), quando Feiez era ancora vivo; i concerti duravano tre ore, l'affiatamento era palpabile ad ogni appuntamento, l'improvvisazione ed il divertimento e, soprattutto, l'ispirazione raggiungevano livelli insuperabili. A quei tempi (pochi anni fa) per noi ascoltatori e per loro esecutori, era ancora tutto possibile e tutto incredibile. Anche i backstages stessi, erano più liberi e spensierati. Mi ricordo che andare a vedere gli "Elio e le storie tese", era un po' come mandare tutto a fare in culo e tuffarsi nel vortice di un'arte visionaria, rivedersi in maniera diversa, raccogliere immagini e suoni e raccontarseli col senno di poi, avere una propensione di animo che ci rendeva disposti a tutto e a tutti, perfino ad incontrare l'amore della propria vita, come è successo a noi due, amore mio, che a distanza di un anno ancora ci tremano le mani e ci sembra la prima volta.
Ma adesso (e furono loro ad annunciarlo) quella incredibile gioventù, se ne sta andando, cedendo il passo al mestiere, molto più sicuro ma anche meno rischioso: chi poco rischia vince nella norma. Da 'Craccracriccrecr' le performances e le ispirazioni degli "Eelst", restano sempre poco azzardate e più di maniera, e un po' solitarie: anche se non appendono più il poster (ormai patetico) di Feiez sul palco, la sua mancanza è sempre più forte, soprattutto perché simbolicamente annessa alla fine di un'epoca. La gioventù appunto.
Guardare i loro bei concerti, da qualche tempo mi comunica molta malinconia dei loro tempi passati, e il dolore dei miei. Per questo decisi di concludere la mia partecipazione di ascoltatore con il concerto alla convention a Crema del 23/12/99, che fu un vero e proprio 'canto del cigno': esibizione splendida, particolarissima, irripetibile, forse perché ispirata dal loro dolore ancora fulgido per la perdita di Feiez e della giovinezza.

Pensavo che a S. Cecilia avrebbero fatto altrettanto, ma è impossibile. E voglio ammettere che è un limite più mio che loro. Da cui scaturisce un consiglio: «andate a vedere gli "Elio e le storie tese", non pensandoli come gli "Elio e le storie tese", ma come una delle ultime speranze della musica italiana».

 

I Dolori del Giovane Wilhelm