Frappa 1

Tracca
a cura di Tracca

Nella mia skeda, tra i miti e passioni che ho citato (in estrema sintesi, che la Uebmasta mi ha contingentato lo spazio), ho indicato "il pane che faccio io".

Questa prima Frappa ne parla in maniera piů diffusa. Buon Appetito.

La Libidine

La farina biologica buona, macinata a pietra e non con i rulli di acciaio che eliminano completamente la crusca, costa almeno 1 Euro e 70 al chilo. Senza arrivare a prendere quella totalmente integrale, che per panificare non č buona (a meno che non si sappiano saggiamente dosare le proporzioni con la farina bianca), quella che aveva in mano era sperimentata e garantiva buoni risultati. Il segreto é sempre solo nel saperla impastarla bene, a mano. E nel lievito.

La sua riserva di acqua bollita e filtrata, altra base per ottenerre un pane almeno discreto, era quasi finita. Quella che aveva davanti a sé, contenuta in una bottiglia di vetro azzurra che la rendeva quasi invisibile (gli piaceva pensarla come una qualche pozione magica o un misterioso olio profumato d'oriente), era appena sufficiente a preparare la forma di pane che aveva in mente di consumare con gli amici che sarebbero venuti a trovarlo quella sera.

Farina lievito sale un soffio di miele un cucchiaio d'olio vero la magica acqua e le sue mani che iniziavano ad impastare diventando subito bianche e poi beige e poi ruvide di pasta che nasceva tra le sue dita

Plasmare arrotondare schiacciare stendere palpare tirare movimentare girare torcere compattare ribaltare fecondare

Mettere la pasta pronta nella forma per farla lievitare gli metteva sempre addosso quella soddisfatta agitazione del padre in attesa della nascita di un figlio. Viveva la lievitazione del pane come una assurda gravidanza di 2 ore, sempre col pensiero alla caldaia sopra la quale lasciava la forma, trovando ogni 5 minuti una scusa buona per andare a sollevare il panno che la ricopriva, per vedere se il suo lavoro stesse dando i risultati sperati.

Pensava sempre al fatto che nella sua cittá indolente e volgarotta si dice "mettere 'na pagnotta ar forno" per indicare il mettere incinta una donna. Lui invece vedeva nella fase preparatoria il vero atto creativo: la sua filosofia panificatoria si riassumeva in una frase, che ripeteva sempre agli amici: "la pagnotta ar forno ce se deve mette comunque, ma er risultato dipende sempre da come se prepara la pagnotta, da quanto amore ce se mette".

Del resto, vuoi mettere i preliminari?

Accendere il forno e sistemarne sul fondo il contenitore d'acqua che serve a rendere umido e accogliente l'ambiente che vedrá l'effettiva nascita del pane era l'altro momento della preparazione che viveva come fosse un misterioso rito propiziatorio pagano. Temperatura giusta, apertura del forno e infornatura. Via col tempo, ma nessuna risposta da dover dare.

Durante la cottura accendeva solitamente lo stereo, musica tranquilla d'ambiente, anche moderna ed elettronica, ma preferibilmente strumentale e senza voci. La poltrona preferita, gli occhi socchiusi e l'attesa del solito travolgente shock emotivo, del motivo vero per cui aveva deciso di dedicarsi all'arte della panificazione.

L'odore. L'odore del pane nel forno. L'odore del pane caldo.

Esserne avvolto lentamente e, appena il primo rivolo giunge al naso, chiudere le narici, non respirare fino allo spasimo per poi inspirare violentemente quel magico effluvio, riempirsene trachea polmoni stomaco fegato milza cuore cervello anima, sentirlo scendere fino all'essenza ultima del proprio corpo, in religioso silenzio e con un estatico affanno.

Un orgasmo.

La libidine.

Quel pomeriggio pensava a lei, a lei che lo aveva definito cosí, "LA libidine". Non "una libidine" qualsiasi, una sveltina sensoriale come tante altre.

No.

Per lei, quella era LA libidine.

La conosceva appena, ma quelle parole e l'espressione sul volto di lei mentre le pronunciava gli erano entrate nel sangue. Erano i suoi nuovi globuli rossi, erano le particelle di ossigeno che trasportavano in sé l'odore del pane che stava cuocendo.

L'odore del pane.

La libidine.
 

Amsterdam, Ventisei Gennaio Duemiladue.
(rivisto e corretto: Roma, Venti Gennaio Duemilatre)

 

 

Frappe by Tracca