Il suicidio

Panino
a cura di Panino

mi scrive "il milli":

<<Ciao Panino,
ti sento molto caustico e Addolorato; è vero, è tutto vero ciò che dici ma la vita è così (che saggezza!).
La morte di Feiez ha colpito noi eliofili, immagini quale voragine ha lasciato nel complessino. Purtroppo abbiamo perso per strada anche Massimino Riva e via così...
Hai completamente ragione; gli elii non sono più quelli di allora ma cosa ci possiamo fare?
Cricccr.. è un CD sottotono, ok. Sappi che siamo in due e forse più che soffrono perchè degli artisti stupendi hanno perso quella grinta e simpatica verve.
Ho letto da Maxkava che a Maggio tornano in studio; io incrocio le dita consapevole del fatto che i 20 anni li abbiamo già passati e via dicendo.
Ciao Il Milli>>

caro il milli,
innanzitutto complimenti per il tuo coraggio, conato di disappunto vomitato nero su bianco una volta tanto, e non più solo intendimento (neanche voce) di corridoio.

per strada di persone ne abbiamo perse tante e "la memoria è già dolore" come disse un altro grande genovese scomparso da poco. così come è stato doloroso per noi assistere alla maturità degli elii, cosa che non avremmo mai voluto, affascinati come eravamo dalla pura giovinezza. ma crogiolarsi nella malinconia è anche fatale, per cui bisogna prendere una scelta: o il suicidio o il proseguimento nonostante tutto.
per suicidarsi ci vorrebbe l'assenza di un amore (vissuto), un amore intenso, profondo, perverso, dissacratorio, incestuoso, aberrante, inspiegabile, snaturato...alcune volte (ad esempio quando guardavo la fiction "l'incompreso" e il mio sensibile animo sovveniva in mestizie) pensavo a cosa potrebbe succedere se la mia storia d'amore fosse finita... di certo non posso più continuare ad essere panino o guglielmo fornero: potrei esulare, andare a far volantinaggio in tibet, ad inebriarmi dei fiori di loto, alla ricerca del mago di oz, alla scoperta di babbo natale...oppure suicidarmi.
come difatti sentenziò camus nel "mito di sisifo": <<vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio...un gesto che si prepara nel silenzio del cuore, allo stesso modo che una grande opera>>. e mai mi scorderò di quentin compson che nell'"urlo e il furore" di faulkner lo elaborò con tanta devozione, ineluttabile come un eterno seno di madre, inesorabile "divorzio fra l'uomo e la sua vita". "ancora un quarto d'ora. e poi non sarò." così diceva.
resta solo da indovinare quanto durerà questo 'quarto d'ora' per gli elio e le storie tese.

 

I Dolori del Giovane Wilhelm