Chi è Guglielmo

Panino
a cura di Panino

chi è guglielmo? domanda del cazzo.
piuttosto, chi non è, questo è il punto: gugliemo non è una fava. non lo è più da pochi mesi, in seguito all'autoradiazione dall'ordine del fave club.

ora, stender dissertazioni sulle cause di quest'atto estremo sarebbe lavoro arduo e tedioso; conviene pertanto soffermarci, per questa volta, sulla parte più interessante: le conseguenze.

innanzitutto, non ho mai provato nostalgia o rimpianto; anzi, attestai la mia scelta con spumante godimento.
ricordo bene quel gesto dettato dal cuore, come quando dio ordinò a mosé: "prendi in mano il bastone con cui hai percosso il nilo, e va'!...batterai sulla roccia, ne uscirà acqua e il popolo berrà". ma sappiamo bene che quella del popolo era sete dell'anima e l'acqua era salvezza.
così i quattro zampilli che sciabordarono dalla mia roccia in seguito ai colpi miei di stantuffo, furono per me salvezza, aspersi sul mio volto chino e protratto, unto e redento.

quali sono i dolori del giovane guglielmo?
non sono i dolori suoi, giacché, come cristo fu "unto di dio", guglielmo è "unto della propria spuma", il cui latteo calore, fu libertà salvifica sapor mandorla dolce.
i dolori sono dunque i vostri, di voi fave potenziali e attuali. io sono a vostra disposizione, mandato ad illuminarvi, a guidarvi verso lo sfavamento.
ma, conscio dell'asperità del cammino che porta al divincolamento dalla tenace trama che discende sin dai lombi della fava n.1 vi dico:
col tempo le magliette gialle finiranno per conquistare l'emisfero occidentale. certo non sarà nella nostra epoca e certo mentre si diffonderanno verso i poli sbiancheranno daccapo alla maniera dei conigli e degli uccelli, di modo che non spiccheranno tanto nettamente sulla neve. ma saranno sempre fave! dunque non sono qui per portare pace fra di voi, ma uno spadone. e chi ama duccio o il kava o la bolbo più di me, non è degno di me; chi non prende in mano il proprio cetriolo e non mi segue, non è degno di me."

sfavarsi è uscire di scena; ma è l'uscita consapevole, inarrestabile, atto-spora impresso nel profondo di ciascuno di noi, in attesa di germinazione.
è come tornare bambini, ve lo ricordate? quando si usciva di classe con la scusa del gabinetto, per andare a lavarci la faccia sotto l'azzurro grembiule della bidella, gonfia di vecchiaia salata e delle nostre girelle che ci chiedeva in cambio. o quando a cena ci alzavamo da tavola con la scusa dei compiti per il giorno dopo, e andavamo a trovare il nostro nonno che, per via della febbre, era ancora più caldo delle altre notti.

a tutti noi manca quella carezza della sera del nonno e quella voglia di avventura fra le sue fragili rughe.
voglia di andare via.
dal fave club.

 

I Dolori del Giovane Wilhelm