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Il concerto ha inizio alle 10, un lungo applauso festeggia la comparsa sul palco
del mitico Elione, che scalda la platea con un paio di canzoni del repertorio tradizionale
napoletano, A' vucchella e Fenesta ca lucive.
Lo accompagna al pianoforte il maestro Enrique Mazzola, musicista serio sì, ma
mai abbastanza per essere immune dalla temibile ridarola che fin da subito si estende
a tutto il pubblico, ingenui nonnini compresi.
La voce è in gran forma; tuttavia, per non correre rischi, il nostro cantante preferito
preserva la sua preziosa ugola alternando ogni canzone con un buon sorso
del vino nobile di Montepulciano.
"È come una droga!" esclama soddisfatto.
E tutto sembra procedere per il meglio, quando al verso "da chella bocca n'esceno li vierme"
Elio si interrompe per esclamare: "Che schifo!" e poi proseguire come se niente fosse,
tra gli sguardi attoniti delle prime file. Miracoli dell'alcool.
Le acrobazie proseguono attraverso tre canzoni giapponesi sul cui significato
non è il caso di dilungarsi, anche se raffinati lirismi come "ciru ciru ciru a te i"
o "naio naio nabi ko, hitto naia ghì" rimarranno per sempre impressi nella mente
di tutti noi.
Di ritorno dal lontano oriente, ci attendono due milonghe
del grande Piazzolla ("pensate se gli dedicano una piazza… piazza Piazzolla… ahahah!")
a cui seguono la frizzante rumba A Capocabana
e la paradossale Bambola, in cui Elio, rivelando un'estensione vocale stupefacente,
interpreta il delicato ruolo di un travestito che, giostrandosi nella sua doppia
identità, urla al cielo il suo tremendo disagio.
E il cielo non rimane insensibile a lungo: per la gioia dei nostri occhi
spunta finalmente una presenza femminile sul palco. È la bravissima soprano
Sabrina Vitali, che accompagnerà Elio nel brillante duetto di Francesco Antonacci
La scossa elettrica. ("Ragazzi… è il nonno di Biagio! Ahahah!")
E, dopo un breve intervallo, nel quale alcune giovani fave si appartano a degustare
il prezioso vino nobile, inizia la parte
più attesa dello spettacolo, ovvero l'annunciato Carnevale delle bestie;
è una collezione di brani tratti da un repertorio perlopiù contemporaneo,
ognuno dei quali ha come protagonista un animale, suggerito di volta in volta dagli
assurdi copricapo indossati da Elio.
Il primo brano è dedicato a una creatura che vive nella penombra
di una foresta tropicale ignorando la propria natura.
"Alzati oppure scivola nel mare, semina o fatti inseminare" gli sussurra il vento,
frase che, chissà perché, desta l'ilarità di alcune giovani donne…
mah… dovrebbero fare una maggiore selezione all'ingresso…
Segue il brano di Lorenzo Barbero La lucertola, strana storia di un serpente
che si mette in testa di volare, continua a vagare per la foresta urlando: "fatemi volare,
fatemi volare!" e non è contento finché un dinosauro
stressato non lo lancia per aria e gli fa fare un volo di venti metri.
Segue un brano dalla melodia agghiacciante dedicato alla strana amicizia
tra un pappagallo giallo e uno sciacallo. Lo squilibrio del ritmo è
un'incitamento alla schizofrenia, ma a riportare la pace e la serenità
intervengono due famose arie disney: Crudelia Demon, colonna sonora di
La carica dei 101, e Tutti quanti voglion fare il jazz,
aria degli Aristogatti, nella quale Elio ci sorprende con un bel vocione gracchiante
che ci aveva sempre tenuto nascosto.
Seguono Il pesce e l'uccellino, divertente storia di un mondo in cui
la terra si scambia col mare, e una strana canzone dedicata a un topo,
per la quale Elio indossa un enorme maschera da roditore che, tra l'altro, crea
un bellissimo effetto vocale. O forse è il vino nobile che prosegue la sua opera
di saturazione alcolica… lo sapremo solo vivendo.
Ed è il momento del brano Uomini con i capelli lunghi,
che narra gi giovani capelloni assimilati a strani esemplari di bestiame
dotati di cute tatuata, lunga chioma e il cui habitat è costituito
da musica assordante "che penetra nel corpo attraverso la parte animale del cervello,
che fa crescere il capello".
Sono cose che fanno pensare, ma è il turno di Il criceto,
la cui armonia dissonante fa da sottofondo alle liete avventure di un criceto che,
come segno di affetto, adora perforare a morsi le dita di chiunque gli capiti a tiro.
Anche questo è amore…
Segue il divertente Duetto buffo di due gatti di Gioachino Rossini, il cui testo consta della parola
miao e la cui esecuzione consta ancora una volta della partecipazione
dell'ottima soprano Sabrina Vitali. Anche in questo caso Elio dimostra una straordinaria
versatilità, l'interpretazione ha una forte carica espressiva e ben pochi riescono
a trattenere le risa di fronte all'inattesa metamorfosi felina dei due cantanti.
"Noi faremmo anche un bis - annuncia infine tra gli applausi il maestro Enrique Mazzola
- ma… c'è un problema… Elio ha dimenticato lo spartito!"
Sono frasi come questa che riescono a trasformare un pubblico di raffinati e imbalsamati
musicologi in un selvaggio pubblico hard rock. E così, incitato se non da
secrezioni salivari, almeno da urla e da fischi, Elio corre nel camerino a prendere
lo spartito del misterioso brano, che tutti noi sapevamo essere La Calunnia.
Nonostante la mancanza del mitico tamburo gigante con cui si accompagnava a Torino e a Montepulciano,
il risultato è eccellente, gli applausi sembrano non finire mai
e le luci dei flash sembrano accecarci.
Ma le sorprese non sono finite, perché appena usciti in atrio
incontriamo nientemeno che il mitico ELIONE, che, appena avvistati,
ci accoglie urlando: "Ma non è possibile - esclama sbalordito -
ma anche qua??? Ma… ma voi non avete mai da lavorare?"
e se ne va sconsolato a bordo della sua fiammante Porsche. Dura la vita dell'artista!
E con le orecchie ancora deliziate dal superbo ascolto anche noi ci avviamo
verso casa, pronti a catapultarci ovunque e dovunque i due grandi
decideranno di ritornare!!!
Alla prossima!