Concerto di Roma del 29 Marzo 2000 |
a cura di
Duccio |
Gli Elio e le Storie Tese si presentano a Roma con una gran voglia di suonare pezzi del loro repertorio
più antico. Restando fedeli alla scaletta che sta caratterizzando il tour teatrale, lasciano a casa alcuni dei
classici, e rispolverano brani che poche persone avevano già sentito.
Introdotti dalla musica di Ritorno al Futuro, salgono sul palco muniti di flauti dolci, e sorprendono tutti
con l'esecuzione della sigla dell'Eurovisione.
Non c'è neanche il tempo di riprendersi dalla sorpresa, che subito parte la lunga coda strumentale di
"Alfieri 2"; in realtà si tratta solo dell'inizio di un lungo medley, che comprende "Balla coi barlafüs", "Help me",
"L'astronauta pasticcione", "Tonza patonza", "Urna", "September" (degli Earth Wind and Fire), "Buona giornata"
e "Ùnanimi".
Dopo aver assorbito questo impatto devastante (che bello il modo in cui sono stati legati i pezzi), il
pubblico ha un momento di respiro.
Gli Elii propongono "Psichedelia", pezzo forte della colonna sonora di "Tutti gli uomini del deficiente", poi
"Discomusic", e poi di nuovo in medley "Carro", "Milza" e "Acido lattico". Un attimo di pausa tecnica serve
a introdurre uno dei momenti più divertenti della serata: dal buio compaiono Faso vestito da farmacista
(anzi, speziale), e Cesareo vestito da donna. Un raro Mangoni in smoking funge da direttore d'orchestra. Per
cosa, direte voi? Ma per cantare l'intro lirica di "Farmacista". Il pacifico dialogo tra speziale e cliente è interrotto
dall'arrivo di un pericoloso tossicomane/hooligan, impersonato dal cantante Elio, camuffato con un parruccone
e una sciarpa da tifoso.
Naturalmente la messinscena lascia spazio alla canzone vera e propria, e dunque è tempo di scatenarsi sulle
note rock di "Farmacista". Le transenne contengono a malapena il pubblico, e gli audaci occupanti delle prime
file rischiano seriamente di essere spalmati sulle suddette barriere metalliche.
Arrivano in ordine sparso "Evviva/La visione", "Caro 2000", "Yes I love you", la bellissima "Indianata" con testo
improvvisato, "Vivi Rocco".
"T.V.U.M.D.B." da l'opportunità agli Elii di ricordare il grande Feiez. Sull'assolo di sassofono registrato si spengono
tutte le luci, e il complessino smette di suonare. Momenti di grande commozione.
Ma c'è ancora spazio per Frank Zappa ("Tell me you love me"), per "Burattino senza fichi" e per il "Rock and roll".
Arrivano in scena sei sedie: servono per far accomodare gli Elii, che devono eseguire l'antico medley "Perdo
anche l'ultimo dente e cerco di riavvitarlo". Contiene un po'' di pezzi non inseriti nella scaletta del concerto,
come "El sciur Francesco", "Abbecedario", "Presidance", "La terra dei cachi", "Settore giovanile targato
Travagliato" (sulle note di "Radio Ga Ga" dei Queen). Il tutto è suonato con una chitarra elettrica (Tanica),
un banjo (Cesareo), dei flauti dolci, qualche melodica, percussioni giocattolo e chi più ne ha più ne metta.
Il medley si conclude con "Arrivederci", che permette agli Elii di lasciare il palco prima dei bis. Come spesso
capita nei concerti romani, per i bis sale sul palco Giorgio Bracardi, preceduto però dall'amico Mario
Marenco. Stralunato come al solito, Marenco declama una poesia su Roma, che in realtà è una poesia su
Bologna recitata in veneziano... è tutto molto bello! Ma è tempo di "Che felicità". Bracardi urla come suo
solito, si esprime con una salva di pernacchie (e Elio si piega in due per le risate), e conclude facendo
risuonare il suo grido di battaglia: "Patrocloooooooo!!!"
Finita la baldoria, è arrivato il momento di salutare. E' arrivato il momento di Tapparella. Il coro di "forza
Panino" riecheggia (o forse è più corretto dire rimbomba) per tutto il PalaCisalfa. Gli Elii salutano e lasciano
il palco, dopo aver offerto, come è loro solito, uno spettacolo di altissimo livello.
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