Fave Romane in terra d'Etruria - clicca per ingrandire

Vacanze in Etruria

(Maroks go to Holiday)
Leesa  Marok
a cura di Leesa & Marok




E anche quest'anno si era fatto Agosto.

E l'aria era calda, calda come le mura del nostro castello, calda come la nostra infinita passione, calda come i ferri della camera delle torture che si confondevano tra le salme delle nostre vittime imbalsamate, calda come l'inquietudine del piccolo FRO che, ruttando, diffondeva i suoi primi vagiti al mondo.

Eh sì, troppo caldo stava compromettendo il già precario equilibrio della nostra creatura. Fu così che decidemmo di cambiare aria ed emigrare verso lidi più ospitali: approfittando del noto diritto di esproprio verso i popoli sottomessi, la dolce Leesa ebbe l'idea di farci un giro nella vicina terra d'Etruria, cercare una dimora che avesse almeno una sala delle torture e passarci qualche giorno in allegria.

Dopo un po' di peregrinaggi, il piccolo Fro notò un bel castello adagiato sulla cima della collina.
Il piccolo non parlava ancora, ma una parte del suo corpo indicò il castello con precisione.
Era evidente, gli piaceva.

"Uhm... ma ce l'avrà la sala delle torture?" chiese la bella Leesa.
Uno strano stemma troneggiava in cima alla torre, avvicinandoci notammo sul portone la scritta: "La fava etrusca".
Non c'era campanello ma solo uno strano batacchio, realizzato con il cranio di un cercopiteco.
Date le premesse Leesa era rassicurata: non poteva non esserci una sala delle torture.

Fro non riusciva a nascondere il suo entusiasmo, così in quattro e quattr'otto espropriammo il castello, scacciandone alcune tribù nomadi della Polacchia che vi si erano abusivamente insediate, incarcerammo la Fava Etrusca nelle segrete e, per far divertire il piccolo, ci trastullammo con un lieto passatempo: la gara di Vaffancula e Scorreggina.

Dire nel dettaglio di cosa si trattasse non è consentito, ci potrebbero essere dei minori in ascolto, tuttavia posso rivelare che il gioco è originario di quel di Velletri e richiede grande fantasia, nonché un ottimo uso della propria... ehm... metrica!
Ha come effetto collaterale un consumo sfrenato di carta bianca... ma quelli sono altri problemi.

Intanto, mentre il padrino Mumble e la zia Cicì educavano la nostra creatura ai piaceri più proibiti, la Fava Etrusca dalla sua gabbia ci ammoniva: nel castello c'era un terribile fantasma, lo spirito di un uomo obeso che un malvagio incantesimo aveva condannato a vegliare per l'eternità.
"Appare ogni notte poco prima dell'alba nella Torre Nord - ci raccontava - e si annuncia al mondo con un rumore basso e profondo... poco dopo si diffonde uno strano alone nell'aria... ma non vi preoccupate, finora è stato inoffensivo!"

Quella notte l'orgia andò avanti più del previsto, il vino Cannellino mischiato al nettare locale era un'autentica bomba nel nostro esofago, e l'atmosfera afrodisiaca aveva fatto il resto... fattostà che tutti ci eravamo ritrovati ammanettati l'uno all'altro e nessuno aveva idea di dove fossero le chiavi.
L'unico che non si vedeva in giro era il piccolo Fro.
"Oddio - disse Leesa - non sarà mica andato nella torre Nord..."

Leesa conosceva bene la nostra creatura e, soprattutto, la sua spiccata predilezione per esplorare ogni pertugio... si poteva lasciare sfuggire una torre?

Erano ormai le cinque del mattino quando un suono grave e fragoroso ruppe il silenzio del castello.
PROOOOOOOOOOOOOOOOOOOT!!!!
Poco dopo, come promesso, un tanfo pestilenziale riempì i corridoi.

Fro non si lasciava intimidire e continuava a salire su, su, fino in cima alla torre.

Il Fantasma Grassone

"Soooooono il Fantasma Grassoooone!!!"
Il piccolo Fro si girò di scatto.

"Sonooooo il Fantasma Grassone, e vagherò in queste mura fino al giorno in cui troverò la parola magica..."

Fro lo fissava allibito.

"La parola, l'unica che può spezzare l'incantesimo che mi ha imprigionato! "Tu sai la parola? - gli chiese il fantasma - Dimmi la parola e potrò esaudire un tuo desiderio!"

Il Fantasma Grassone ignorava che Fro non aveva ancora iniziato a parlare.

"Ci sarà pure qualcosa che desideri!"
A modo suo, Fro indicava la parete dietro di lui.
Il Fantasma Grassone si girò, ma non vedeva niente.
Incredulo si piegò, per distinguere meglio, e tutt'ad un tratto...

"SBORRRRRROOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHH!!!!!!"
urlò il fantasma, che prima di quell'imprevista introduzione non aveva mai provato tanto piacere.

Improvvisamente davanti ai due si aprì una finestra da cui usciva una luce accecante.
Dalla finestra la silhouette di una giovane fanciulla.

"Fantasma Grassone - disse con voce angelica - hai finalmente trovato la parola magica!"
"Ma... ma... era SBORRRRRROOOOOOOOOOOOOOOOHHHHHHHHH?"
"Bravo! Ora sei uno spirito libero, e puoi lasciare questa triste prigione!"

Pluff!

Come ebbe pronunziate queste parole, il Fantasma Grassone svanì nel nulla insieme alla bella messaggera, e Fro si ritrovò solo in cima alla torre.

Un po' meravigliato scese la lunga scalinata e raggiunse gli altri orgianti nella sala delle torture, pensando che per merito suo un Fantasma Grassone ora era libero e si stava intrattenendo con la bella fatina, mentre a lui nessuno aveva detto nemmeno "grazie!".
Eppure il Fantasma Grassone gli aveva promesso un desiderio...

"Se almeno potessi parlare" pensava.

"Oh, Fro, finalmente! - disse Leesa - Eravamo tutti in pensiero, ma dove sei stato?"
"AFFANKULO!!!" urlò Fro.

Il miracolo si era compiuto: Fro aveva parlato.
Il Fantasma Grassone non aveva mentito: il suo primo desiderio, formulato nella torre, era stato davvero esaudito.
Ma soprattutto, la sua prima parola era stata Affankulo. Ero orgoglioso del mio figliolo.

Di fronte a tanta meraviglia il nostro soggiorno estivo poteva ritenersi felicemente concluso. Lasciammo così il Castello Etrusco, mentre il piccolo Fro a modo suo ci liberava dalle manette preparandosi alla sua prima partita di Vaffankula e Scurreggina.
Ma, sulla via del ritorno, avvertimmo nell'aria uno strano odore, sempre più pestilenziale.

Impauriti ci voltammo verso l'alto, il cielo era sereno, ma una goccia bianca bagnò la fronte del piccolo.
"Ehi, è pioggia?"

Un vecchio viandante contemplava la scena in silenzio.
"No - intervenne - non è pioggia, né neve, ma è l'ultimo saluto di uno spirito che ora è felice! Conservalo con cura - disse a Fro - e ti porterà una grande fortuna!"

Prima che potessimo chiedere lumi, il viandante era già scomparso e il piccolo Fro ci guardava con l'aria di chi la sa lunga.
Decidemmo di non indagare oltre e lasciammo la terra d'Etruria, incamminandoci verso altre nuove, mirabolanti avventure.

Morale della favola: cari genitori del 2000, non lasciate troppo da solo il vostro bambino, o prima o poi... succederanno dei gran casini! :o)


MaRoK



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