Concerto di Catania del 24 marzo 2000 |
a cura di
Verdemela |
Il mio arrivo nella regione siciliana già si manifesta trionfale: il sole scappa via e minaccia di piovere,
nel momento stesso in cui il traghetto esce dalle acque territoriali calabre. Poi il viaggio, dopo un po’ di tempo
per sistemarmi nella dimora, a me gentilmente offerta dalle fave messinesi, partiamo alla volta di Catania.
Arrivati in prossimità del teatro, trovato tra l’altro con enorme difficoltà per la peculiare volontà del nostro
autista di non volere chiedere informazioni ai passanti, resici conto che oramai non era più tempo di sound
check, abbiamo preferito rifocillarci e aspettare l’orario di ingresso.
Sinceramente ammetto che l’idea di vedere un concerto degli elii
in teatro mi incuriosiva, ma trovandomi seduta nelle poltrone di velluto ho provato una leggera sensazione di
inquietudine. L’atmosfera e la partecipazione del pubblico dei concerti che avevo visto fino allora mi mancava,
ma almeno l’acustica era buona ed era il mio primo concerto del nuovo tour… Il buio lascia spazio a Loro, che
cominciano a suonare, con strumenti, che Elio stesso definirà, da “saggio delle scuole medie”, quella musica più
nota al pubblico come “sigla dell’Eurovisione”, subito dopo seguita dalla bellissima introduzione di Mike Rutheford
(bassista/chitarrista dei Genesis) “Out in the daylight”.
Dopo il saluto alla città comincia subito il medley che mette insieme, con risultati strepitosi, “Balla coi
barlafüs (Time Warp)" (Sigla di mai dire Gol), “Help me” (Cover di una canzone dei Dik Dik), “L’Astronauta pasticcione”,
“Tonza Patonza”, “Urna” (canzone famosissima eseguita però nella versione di Peerla), “September” degli Earth
Wind & Fire (fra i gruppi più cari a Faso), “Buona Giornata” (Canzone inedita ottenuta dalla fusione tra l’omonima
canzone dei Ricchi e Poveri e la canzone di un noto telefilm degli anni 80 “Mork and Mindy”), “Sing a Song”,
sempre, degli Earth Wind & Fire, “Intro di Unanimi”. Geniale l’intuizione di affiancare brani dalla provenienza
diversa con un arrangiamento che lascia ampio spazio all’immaginazione di chi ascolta il preludio di un brano,
nella conclusione dell’altro.
Il concerto continua con una canzone tratta dalla colonna sonora del film della Gialappa’s: “Psichedelia”,
con Rocko Tanica che sostituisce egregiamente Lucio Dalla; poi “Discomusic”, nell’arrangiamento del passato tour
con Mangoni ragazzo-cubo, particolarmente in forma. Si torna alle origini con “Carro”, sempre entusiasmante,
anche se l’ambiente non ha permesso di dimostrare l’affetto del pubblico catanese per il Complessino.
Da “Eat the Phikis” viene prontamente ripescata la canzone “Milza”, in una versione che la vede accompagnata
dalla più nuova “Acido Lattico”, sempre dalla colonna sonora di “TGUdD”. Sorpresa piacevolissima
è l’esecuzione dell’introduzione alla canzone “Farmacista”, “ Il signor Speziale” diretta dall’elegantissimo Mangoni, che
dirige Cesareo nel ruolo della cliente (ndr. Bellissimo è abbastanza?), Faso nel ruolo dello Speziale ed Elio nel ruolo del
drogato. La vera sofferenza nel trovarmi in un teatro, l’ho provata nei momenti successivi… come si può resistere
al suono trascinante di “Farmacista”? Nemmeno il tempo per l’arch. Mangoni di togliere il papillon e comincia
“Evviva/La Visione”, subito seguita da “Caro 2000”. Ci riporta ai tempi delle prime apparizioni degli Eelst il “siparietto”
di Rocko Tanica ed Elio che termina con la canzone “Vivi Rocco”, scritta sulla musica di “We will rock you” dei Queen.
Sempre per la delizia dei cultori ecco giungere il Dott. Stramangone dei cartelloni con la traduzione italiana di quella
deliziosa canzone, scritta con/per James Taylor, “Peak of the mountain”. Segue la bellissima “Yes I love you”, che ci
riporta a produzioni più recenti. E’ il momento dell’”Indianata”, canzone dal testo improvvisato, con il metodo delle
indianate alcoliche, che lascia spazio alla fantasia di ciascun componente del gruppo.
Sorprendente l’inserimento di “Tvumdb”, che personalmente credevo di non sentire mai più dal vivo, con le luci
che si spengono come tributo all’assolo di sax di Paolone… non commento… Sul finale, una nuova versione di
“Perdo anche l’ultimo dente e cerco di riavvitarlo”, suonata, però, con strumenti occasionali, dal pianino della Chicco,
alle “manone”, agli strumenti da “saggio delle medie”: la già citata “Eurovisione”, “El sciur Francesco”, “Abbecedario”,
“Presidance”, “Settore giovanile (targato travagliato)”, “La terra dei cachi”, “Arrivederci”. Bellissima e, forse, essendo
la prima volta che la sentivo dal vivo, il fatto di essere comodamente seduta, con poco vociare intorno, mi è quasi
piaciuto. Con “Nudo e senza cacchio” e “Tell me you love me” il concerto finisce. L’unico bis concesso è “Tapparella”.
In totale ritengo che gli elii diano il meglio in altre atmosfere,
insomma un pubblico teatrale non riesce a istaurare quel rapporto magico che si crea sempre in ogni concerto. A
proposito non vi racconto del Backstage, perché “arroccati” sulle scale , per motivi di sicurezza (!), è stato molto
breve e, a parte un Elio che era poco soddisfatto per l’esecuzione di “Tell me you love me”, non è stato molto
interessante.
That's all folks!
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