Le interviste: Elio

Gianluca Mercadante ha realizzato questa intervista a Elio per il periodico bimestrale "Kurtz" (a cura dei Presidi del Libro di Vercelli e del Piemonte; Anno III, numero VIII), e noi cogliamo l'occasione al volo e la ripubblichiamo per gentile concessione dell'autore!

Domanda: Elio, tu col tuo gruppo siete stati invitati al Festival della Letteratura di Mantova. Come ricordi questa esperienza?
Risposta: Ricordo anzitutto un bellissimo incontro pomeridiano col pubblico, presenti noi tutti e coordinati da Bruno Gambarotta. Ricordo con piacere l'attenzione e il calore della gente, ma nel corso del dibattito sono emersi per l'ennesima volta screzi e tensioni che da qualche tempo a questa parte ci stanno conducendo a una separazione forse inevitabile. Non so dirti come, se, e quando gli Elio e le Storie Tese si scioglieranno. So dirti però che questa esperienza del libro, unita ai concerti che ancora facciamo in tutta Italia, ci mantiene se non altro in buoni rapporti e quindi, se davvero una fine avverrà prima o poi, credo non ci saranno traumi eccessivi per nessuno in particolare.

D: Intanto però avete scritto un libro uscito per Einaudi, "Animali Spiaccicati", corredato dalle illustrazioni di Chiara Rapaccini.
R: è un'idea che avevamo da tempo, ma lo spunto decisivo ci è arrivato proprio da Chiara. Mentre mi trovavo a Roma per un lavoro teatrale che mi vedeva coinvolto, lei mi chiama e mi propone la cosa. Sempre lei ha condotto le trattative con l'editore e ha studiato i punti cardine del progetto. Per quanto concerne invece la vera e propria impostazione del libro abbiamo goduto di tutte le libertà del caso, facendo anche qui quanto solitamente noi Elio e le Storie Tese facciamo da sempre: cazzeggiare ad altissimo livello. Negli anni, abbiamo preso atto che il nostro linguaggio, fra gli altri, colpisce tantissimo i bambini, soprattutto coloro che riteniamo compresi in una sfera d'età che va dagli otto, nove anni, fino agli adolescenti. Da questa considerazione è direttamente nata la forma del nostro libro, un miscuglio fra "Cuore" di De Amicis e un diario delle medie.

D: Qualche intellettuale avrà storto il naso, suppongo.
R: Il mondo degli intellettuali si suddivide in due: da una parte ci sono quelli che accolgono bene Elio e Le Storie Tese e dall'altra ci sono gli invidiosi. Fortunatamente di invidiosi ce ne sono pochi e comunque, essendo invidiosi, preferiscono nascondersi. Quelli che invece ci stimano ci hanno fatti sentire a nostro agio, in quel contesto.

D: Ne sono certo. Devo infatti riconoscere che l'italiano con cui si esprimono i vostri testi sia tanto forbito e colto da non avere alcun bisogno dell'oggetto-libro per entrare nel cosiddetto "mondo della cultura"...
R: Sì, è vero. Va detto però che le due cose hanno lavorazioni pratiche del tutto diverse. Mentre una canzone si sviluppa in studio e il testo deve per forza di cose rientrare in spazi e metriche ben delimitati, un libro subisce revisioni che non esegue chi scrive. E il nostro ha avuto un notevole lavoro di correzione, dal momento che non siamo certo scrittori nati. Perfino parlando di fronte a tanta gente mi capita tuttora di sbagliare un congiuntivo o coniugare i verbi in modo sgrammaticato. Lì, sul momento, non ti puoi correggere e forse va bene così. Per un libro, fortunatamente, c'è chi ci bada al posto tuo. Abbiamo infatti consegnato a un'altra Chiara di questa storia, Chiara Bellitti, le nostre cose, cose che ognuno ha scritto per suo conto sulla base di un'idea comune. Lei ha selezionato i materiali migliori e ci ha coordinato per chiudere certe parti o approfondirne meglio delle altre. A tutto questo si è dovuto poi aggiungere e sposare il lavoro di Chiara Rapaccini con le sue illustrazioni. Potrei dire che, similmente a quanto già accade in musica, anche per una situazione all'apparenza più distesa come la stesura di un libro, abbiamo svolto tutto il lavoro sempre in equipe.

D: Un'esperienza che, per quanto legata alla fattispecie del vostro caso, sembrerebbe però convalidare rapporti diretti fra musica e scrittura. E forse giustifica pure tanto proliferare di libri scritti da cantanti, o musicisti.
R: Dubito che anche per noi si possa parlare di gruppo, o se preferisci di cantante, che essendo noto al pubblico allora scrive un libro. Siamo sulla scena da almeno vent'anni, ma mai prima d'ora ci è venuto in mente, dall'oggi al domani, di fare un libro. "Animali Spiaccicati" è l'estensione per iscritto di quello che la nostra musica continua a raccontare dai nostri esordi in poi, ovvero storie originali e dal sapore goliardico. Ci tengo a ricordare che parallelamente a questo lavoro, da Bompiani ho pubblicato io da solo un piccolo volume intitolato "Fiabe Centimetropolitane" ed è appunto una raccolta di brevi racconti dal taglio fiabesco, che non di meno esprime gli stessi contenuti. Come vedi, quindi, c'è una perfetta continuità fra le due cose. Fra quello che siamo come gruppo sul palco e quello che siamo come gruppo nei libri. Al di là del particolare che uno dei due sia stato scritto a più mani e l'altro no.

D: A differenza di "Animali Spiaccicati", con "Fiabe Centimetropolitane" assumi una posizione di frattura nei termini della fiaba stessa. Mi chiedo quindi quali percorsi ti abbiano condotto a questo, quali letture...
R: Dici bene. Proprio per evitare di imitare altri stili, io di quel genere in particolare non leggo niente. Mi piacciono molto i classici antichi. Sto leggendo Plutarco, per esempio, e credo si sappia che il "De Bello Gallico" l'abbia interpretato e letto alla radio. Come puoi notare, trovo appassionanti letture ben distanti dalle cose che scrivo, per il gruppo o in un libro di fiabe, per quanto assurde e surreali.

D: Ci saranno future occasioni di incontrarvi in libreria? Come gruppo o come Elio?
R: Come gruppo non saprei. Ti accennavo ai problemi che ci stanno portando a una svolta brusca, ma potrebbe non essere del tutto detto. Certo, vorrei proseguire la bellissima avventura di Elio e le Storie Tese ancora per qualche anno, però non dipende soltanto dalla mia volontà. Mentre come Elio mi piacerebbe scrivere un altro libro. Penso che mi cimenterei nuovamente nelle fiabe, o magari in qualcosa di più lungo ma sempre sul medesimo stile. La fiaba è un metro narrativo che mi interessa e mi permette soprattutto di rivolgermi a un target che adoro, quello degli undicenni, o giù di lì.

D: Perché proprio ragazzini di questa età?
R: (Sorride) Perché mi fanno molto ridere.

Grazie a Gianluca per questa intervista dal taglio letterario che ha permesso al Nostro di parlare anche di questo suo aspetto.

 

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