Realizzata negli uffici della "Casi Umani" a Milano l'11/12/2000 dalla Cicalona e Verdemela
Domanda: Chi è Marco Conforti? Tre aggettivi per definire te stesso
Risposta: Sono uno molto paziente, paziente e tollerante. Sono tenace e sono povero, diciamo.
Queste sono tre mie caratteristiche distintive. In realtà ne ho dette quattro e ciò ne introduce una quinta:
sono lievemente logorroico.
D: Come e quando hai iniziato a lavorare (indipendentemente dagli Elii)
R: Nell'80, quindi ho festeggiato i 20 anni di lavoro l'anno scorso, facendo servizi d'ordine,
facchinaggio ai concerti. Hanno iniziato a fare questo mestiere più o meno tutti così, qua a Milano, ma
anche a Roma, lavorando nei concerti.
E come sei passato a farlo per professione?
Tramite mio fratello! Lui nell'82 ha iniziato a suonare le tastiere con Vecchioni e l'agenzia che organizzava
i tour con Vecchioni aveva bisogno di un tour manager per Battiato, e così ho cominciato: facendo il tour manager.
Poi, da tour manager, ho perso il "tour" -per fortuna perché è una vitaccia!- ed è rimasto il manager!
Ho iniziato, quindi, a lavorare nella musica prima di occuparmi di Elio e le Storie Tese, anche se c'era una storia
personale con loro, perché Elio era mio compagno di classe, mio e di Mangoni... Tra l'altro poco fa c'era anche
l'architetto Mangoni perché sta dirigendo i lavori di ristrutturazione di questo posto!
Prima che con loro avevo fatto esperienza di management con Alice. Elio e le Storie Tese hanno cominciato a
fare questo lavoro seriamente dall'88, più o meno, quando hanno cominciato a valutare di fare un disco, di avere
una carriera normale, discografica, professionale.
Fino a quel momento ognuno faceva altri lavori, anche nella musica; in particolare mio fratello, gli altri suonavano
semplicemente nei locali. Poi quando la cosa ha cominciato a crescere, ad avere una popolarità anche fuori da Milano,
già nel nord Italia, sono cominciate ad arrivare proposte di contratto discografico; io già di mestiere facevo il manager,
quindi è stato normale prendermi cura di loro.
D: Con quali altri gruppi lavori?
R: I Sottotono, Neffa, i Casino Royale, la Pina, Gente Guasta (ex OTR), il Sud Sound System, insomma
artisti dell'area rap ed elettronica.
Abbiamo, poi, fatto delle etichette discografiche assieme con cui gestiamo altri artisti meno conosciuti, emergenti.
Quindi Elio e le Storie Tese sono un po' una tipologia a sé stante rispetto agli altri artisti con cui lavoro: sono di un'altra
generazione e gli unici a matrice rock-pop; gli altri sono tutti dell'area elettronica, di vari tipi, però fondamentalmente
tra l'hip-hop, il reggae e la musica elettronica inglese.
D: Invece con chi ti piacerebbe lavorare? Anche di tutti i tempi...
R: In realtà io sono capitato in questo lavoro abbastanza per caso, nel senso che non è che la musica
fosse una mia vocazione, una mia passione. Non lo è neanche tuttora in realtà; al di fuori del lavoro io non consumo
musica, ne ascolto molto poca sia a casa che in ufficio e vado a ballare molto di rado. Credo che siano alcuni anni
che non vado a vedere un concerto se non per lavoro, nonostante ne veda parecchi ogni anno.
Probabilmente se non avessi fatto questo mestiere avrei fatto qualcosa completamente al di fuori di questo
settore. Avevo iniziato a studiare filosofia e c'era stato un momento in cui avevo anche pensato di intraprendere la
carriera universitaria. Poi il lavoro ha preso piede e, giustamente, con la filosofia non si vive... in realtà neanche con
la musica molto, però...
Per cui non ho un artista "mito" con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, assolutamente no.
D: In proposito, qual'è l'ultimo cd che hai comprato?
R: Non me lo ricordo... Ho comprato qualche cd un paio di anni fa ma non me li ricordo!...
Avevo preso, quando sono stato a Londra, dei cofanetti tipo Chemical Brothers, Ben Harper,
Massive Attack, Erika Badu, cose di questo genere..
Se devo immaginare un tipo di musica che io preferisco rispetto ad altre, è la musica di matrice
nera inglese elettronica, quindi tutte quelle cose che che stanno tra il reggae, la techno, la house, il
dub. Una volta si chiamava trip hop, il drum 'n bass, cose di questo genere.
Musica abbastanza diversa da quella che piace ad Elio e le Storie Tese..
Ma con queste cose non ci lavori?
Si, diciamo che gli altri artisti con cui io lavoro sono in qualche modo l'equivalente italiano di quel mondo,
perché ci sono artisti che fanno fondamentalmente musica di matrice nera quindi l'hip hop, ma lo è anche il
reggae o il drum 'n bass, o cose di questo genere. Però personalmente preferisco la versione inglese, quella un po'
più contaminata, incrociata con la musica elettronica, le varianti di house, techno.
D: Com'è lavorare con tuo fratello?
R: In realtà io e mio fratello non abbiamo molto a che fare per lavoro, nel senso che lui
è uno che nel gruppo delle questioni più propriamente "business", che sono quelle di cui mi occupo
io, non si occupa e ne sta abbondantemente lontano.
Infatti, su quelle cose lì la risposta classica di mio fratello è: "Non so, fate voi", che da un certo punto
di vista va bene, da un altro sarebbe più facile a volte se ognuno prendesse una posizione precisa e dicesse
quello che vuole.
Soprattutto in una situazione di gruppo in cui molto spesso sono quattro, fondamentalmente, quelli con
cui si decidono le cose, e, spesso e volentieri, ci sono 4 posizioni diverse e quindi bisogna cercare di mediare.
D: Parlando di tutt'altro.. Qual'è la tua posizione riguardo agli mp3? Visto che tu hai pure una
collaborazione con Vitaminic..
R: Beh, non è che abbia proprio una collaborazione con Vitaminic: diciamo che le etichette che seguo,
quelle di Sottotono, Casino Royale, Neffa, ecc. hanno la propria musica su Vitaminic come migliaia di altri in Italia.
L'mp3 è una bella invenzione, decisamente! Che pone una serie di problemi etici, legali, che però bisogna
risolvere perché tanto ci sono. Se scompariranno gli mp3, non sarà perché qualcuno li proibisce ma perché qualcuno
ha inventato qualcosa che è ancora più efficace, come sta già avvenendo.
Sicuramente è una tecnologia con cui bisogna confrontarsi. Il problema è che in Italia la tendenza è quella di
difendersi dagli mp3, che suona un po' strano: è come se che ne so, 70-80 anni fa qualcuno si fosse difeso dalla
comparsa del disco in vinile! E' uno strumento da usare, bisogna trovare il modo giusto per usarlo.
Nel caso di Elio e le Storie Tese, cerchiamo di gestirceli in proprio. Non troverete mp3 di Elio disponibili legalmente,
se non nel caso di operazioni mirate.
Tipo la "Presidance" su Vitaminic?.. (però era in Real Audio) Su Virgelio?..
Virgelio era "La gente vuole il gol"..
Nel primo caso abbiamo fatto quell'operazione perché era il singolo di "Tutti gli uomini del deficiente" e, quindi,
c'era da promuovere un disco in uscita. Nel caso della "Gente Vuole il Gol" abbiamo fatto proprio un'operazione di
business puro, nel senso che era in scaricamento su Virgilio e ci pagavano un "X" lire ogni scaricamento, quindi era
come se fosse una casa discografica che ti dà le royalties ogni disco che vendi.
In realtà credo che sia questo il modo giusto di gestire gli mp3, cioè trattarli come un prodotto commerciale,
come i dischi, come le cassette, ecc. e cercare di venderli finché possibile... ma già adesso non è che gli mp3 si
vendono e si comprano.. Su Vitaminic, teoricamente, ma tutte le robe che abbiamo su Vitaminic non vendono, ma
non perché sono più sfigati di altri, ma perché nessuno compra gli mp3 sulla rete: gli mp3 non si comprano, si
scambiano gratuitamente. Del resto è quello che sta avvenendo con Napster.
Quindi il modo che stiamo adottando con Elio e le Storie Tese che sono, dei nostri artisti, quelli che hanno la
forza di mercato maggiore, è quello di fare accordi con siti tipo Virgilio che li usano come veicolo promozionale; loro
li danno gratis alla gente e poi loro pagano noi.
Probabilmente sarà questo il modo di guadagnare dalla musica in futuro, almeno questo è quello che stiamo
cercando di fare con Elio e le Storie Tese.
Loro, devo dire, sono stati i primi, un po', in realtà, perché li sono venuti a cercare. Però, siamo riusciti con
loro a mettere in piedi un'operazione piuttosto avanzata: VirgElio. Non ci sono altri artisti in Italia che hanno una
cosa come VirgElio, un sito fatto, in qualche modo, da loro; che fa riferimento a loro e che è come un magazine,
è costantemente aggiornato, con una redazione che ci lavora. Ovviamente non è nostra, è di Virgilio, ma abbiamo
fatto un accordo assieme, sta funzionando e credo che sia un bell'esperimento. La cosa bella è che con Elio e le
Storie Tese si possono fare degli esperimenti, che con altri non si possono fare, infatti la parte divertente del lavorare
con loro è il fatto che si possa a volte proprio giocare, tentare delle cose che altri non hanno il coraggio, o
l'incoscienza, o la forza contrattuale di mercato per farla.
Elio e le Storie Tese sono un mix interessante fra un livello trasgressivo, o comunque che tende ad infrangere le
regole, e un carattere fortemente commerciale perché fanno i dischi per venderli, per fare soldi, sicuramente per far
girare della bella musica. Credo che siano tra i soggetti artistici che ci sono in Italia quelli più completi anche come
visione del mercato in generale. Loro sono anni che fanno le cose in prima persona; per esempio tranne che per il primo
disco non sono mai stati legati a una major discografica se non per la distribuzione, quindi un servizio commerciale.
Mentre ci sono moltissimi artisti anche molto affermati, che potrebbero farsi le cose in proprio, essere indipendenti,
e, invece, scelgono di no, di farsi comprare semplicemente da una casa discografica.
Elio e le Storie Tese sono da sempre indipendenti, sono legati ad una piccola etichetta indipendente: la Aspirine
e non una major. Con la Aspirine c'è un rapporto di co-produzione, quindi le cose si producono assieme e restano di
proprietà comune e credo che gli Elii siano "avanti" anche per questo. Anche altri artisti tra quelli che seguo, anche
più giovani, anche più teoricamente dentro nelle cose, nelle tendenze, nella tecnologia, non sono finora riusciti a
compiere operazioni come quelle di Elio e le Storie Tese.
D: Qual'è la produzione degli Elii che ti piace di più?
R: Cioè qual'è il disco che mi piace di più?
O anche se c'è un pezzo che ti piace di quelli non pubblicati, di quelli non ufficiali...
In realtà delle cose non pubblicate non è che ci sia rimasto molto.. Sicuramente ci sono alcune cose degli anni
'80. Quindi in realtà quasi tutto quello che han fatto è ormai uscito e noto. Cioè non sono come i Beatles o Jimi
Hendrix che ormai non ci son più da 30 anni e ogni tanto vengon fuori tonnellate di pezzi inediti!
Non sono molto originale da questo punto di vista: sicuramente i primi due album sono i più forti. Ma questo è
normale: è così quasi per tutti gli artisti, e vale a maggior ragione per Elio e le Storie Tese che prima di arrivare alla
discografia ufficiale hanno fatto quasi 10 anni di "gavetta", diciamo così, per cui hanno avuto molto tempo per
accumulare e selezionare materiale.
Fondamentalmente il motivo è questo: il primo disco di un artista, è quello che raccoglie il meglio di quello fatto
magari in 3-4-5 o 10 anni, come nel caso di Elio e le Storie Tese. Questo riguarda, per certi versi, anche il secondo.
Dopo si entra in un meccanismo, ma è anche giusto che sia così, per cui diventa un mestiere. Secondo me c'è un lato
affascinante anche nella capacità che hanno alcuni artisti di produrre musica di qualità, anche se lo fanno con delle
scadenze precise, con degli obblighi.. Non sono molto attratto in genere dall'"artista", che produce solo quello che si
sente di creare perché ha l'ispirazione, poi per due anni non ha l'ispirazione allora non fa, ecc. perché non credo che
una cosa così non ci sia più, ormai: non ci son più gli artisti che producono realmente perché gli si accende la
lampadina, scende la colomba dal cielo, ecc... forse Renato Zero.. non credo neanche Renato Zero.. o Minghi! Per cui..
Tra i primi due album forse perferisco il secondo, Italian Rum Casusu Çikti. Al secondo posto forse Elio Samaga
Hukapan.. ma lì con Craccracriccrecr perché credo che sia, dopo i primi due, sicuramente il più bello e, forse, compete
con Elio Samaga Hukapan per il secondo posto.
E' uno di quelli criticati dai fan...
Ah si? Secondo me è molto migliore come qualità media.. Sicuramente è meglio di Eat the Phikis.
Eat the Phikis è stato fatto in una situazione molto particolare e irripetibile, quindi penso che sia il prodotto di
un periodo dove questa cosa, il fatto che fai musica anche per lavoro (e produci musica -non al 100%- ma in una
percentuale più o meno piccola anche perché lo devi fare per lavoro) è stata molto accentuata, se non esasperata.
Il disco è stato fatto e chiuso molto velocemente, perché non era ancora pronto quando sono andati a Sanremo e
quando c'è stato il boom della Terra dei Cachi.. Anzi in realtà l'ultimo giorno e mezzo di lavoro di Eat the Phikis prima
di chiudere e darlo alle stampe è stato un giorno e mezzo di 36 ore non stop! Con fine del lavoro di masterizzazione
tipo alle 11 del mattino..
D: Un pregio e un difetto per ognuno degli Elii
R: Elio: il pregio è che è uno che definirei "molto presente a sé stesso": cioè uno che
osserva, valuta, analizza: "è nelle cose", insomma. Prende tutto con molta serietà e molta concentrazione.
Diciamo che questo può anche, in certi casi, capovolgersi in un difetto: nel senso che magari non è semplice
quando c'è bisogno di prendere decisioni abbastanza rapide o chiudere delle situazioni che si stanno trascinando
troppo, anche mesi, anni.. Però devo dire che da questo punto di vista sta molto migliorando. Infatti Elio secondo
me è uno di quelli che -tra virgolette- "invecchia bene". Per cui tanto di cappello!
Mio fratello anche lui ha una caratteristica che si può definire il suo miglior pregio e peggior difetto e cioè
che è "artista": lui è "the artist". In tutti i sensi, cioè che è uno che ha dei guizzi di genialità enormi e a volte questa
cosa lo fa andare fuori su delle questioni assolutamente irrilevanti per l'essere umano. Però lui sicuramente non è un
essere umano come tutti gli altri, quindi.. a volte non ci si becca perché per lui è importante una cosa che per me è
irrilevante, per me è fondamentale una cosa e lui dice "Bah, per me è lo stesso"! In questo è "the artist"..
Faso è una persona molto energetica, essendo anche lo sportivo del gruppo insieme a Christian, e
questa è una cosa utile in una dinamica di gruppo, quindi questo è sicuramente il suo pregio: il suo attivismo, diciamo
così. E' forse il contrario di Elio -in quello che è il pregio di Elio- e quindi forse la cosa che manca a Faso, è il fatto di
riflettere sulle cose. Lui è quello che spesso quando si fanno riunioni o discussioni per prendere delle decisioni, ecc.,
è quello che magari si alza e attacca tutto un discorso su una cosa completamente fuori dal focus della discussione
di quel momento.
Civas è il perno organizzativo del gruppo e ha un livello di senso pratico che è assolutamente quello che
manca a praticamente tutti gli altri. E quindi lui è uno senza il quale molte cose, compreso il fave club, non
esisterebbero. Se non ci fosse stato lui probabilmente sarebbero ancora lì a discutere se farlo, non farlo, come farlo,
ecc.. Difetti: a volte è un po' irascibile, diciamo così. Ma anche questa devo dire è una caratteristica che si sta
attenuando, che sta migliorando da questo punto di vista. Altri difetti particolari non ne vedo...
Se ci sono degli opposti si può dire che Faso sia l'opposto di Elio e Civas sia l'opposto di mio fratello: diciamo che
sono proprio i due mondi.. Sono nord sud ovest est, come gli 883!
Ma lo dice anche la storia del Civas: lui è quello che è sposato, ha due figli, ha una casa da mantenere, "una
famiglia da campare". Mentre invece ci sono gli "scapoli d'oro" tipo Faso e mio fratello, che probabilmente diventeranno
come Alberto Sordi: a 80 anni faranno ancora gli scapoli d'oro.. Faso però non lo so, ultimamente l'ho sentito un po'
vacillare.. E Elio che è scapolo (anagraficamente, ma solidamente fidanzato), ma non mi sembra che abbia la tendenza
a rimanerlo..
Faccio un pronostico: secondo me nel giro di 5 anni si sposa.. La butto lì!
Ma non è che abbia elementi; in realtà poi Elio è uno la cui vita privata è talmente privata che.. non so, non mi
meraviglierei se in un paio di anni si sposasse!
Antonello non ha difetti per definizione: come fai ad attribuire dei difetti ad Antonello?
Assolutamente.. Non lo conosco sul lavoro perché in realtà io non sono mai molto presente nelle fasi di lavoro
musicale, quando sono in studio o quando sono dal vivo, in tournée ci vado poco..
Mangoni non si può assolutamente dire che abbia difetti, almeno io non ne conosco! E tra l'altro è quello
che io conosco da più tempo perché lui era mio compagno non solo al liceo ma prima ancora anche alle medie! Quindi
il prossimo anno sono tipo 30 anni che lo conosco..
I pregi di Mangoni? Secondo me è come chiedere pregi e difetti di un extraterrestre! Non è confrontabile con la
nostra specie, diciamo! Lui è veramente incredibile! Perché nel caso di Elio in particolare ma anche nel caso di tutti
gli altri, avendoci passato molto tempo insieme, riesco a capire dove sta il confine tra la vita normale e il momento
in cui sei su un palcoscenico realmente o virtualmente -che sia in radio o in un'intervista- cioè dove rappresenti il tuo
personaggio e non sei come puoi essere se siamo a parlare tra di noi.
Tutti loro hanno una modalità privata che è diversa dalla modalità pubblica, tranne Mangoni! Mangoni vi posso
garantire che le cose che lui fa sul palco sono esattamente quelle che faceva al liceo, dove era lui, assolutamente!
Da questo punto di vista si può dire che è uno tutto di un pezzo, cioè non ha lati nascosti.
In realtà con nessuno di loro ho un rapporto che si possa definire in senso stretto "di amicizia", nel senso che
non ci frequentiamo fuori dal lavoro anche se ci conosciamo da anni; cioè non ci sentiamo per andare al cinema,
questo voglio dire! Ognuno ha la propria vita, per cui può darsi che ci siano degli aspetti che io in realtà non
conosca.. Però a occhio mi sembra di poter dire così anche di Mangoni! Chi manca? Christian!
Christian, come Antonello, simpaticissimo! Lui è veramente quello che si dice un ragazzo simpatico,
nel senso che lui lo è spontaneamente, non ha un ruolo che lo porta a doverlo esser più di tanto, tranne quando fa un
paio di gag dal vivo. Lui è uno a cui è richiesto fondamentalmente di suonare la batteria e quello lo fa decisamente
da dio!
Perciò è veramente simpatico "gratis"! E' uno di quelli che mi fa piegare dal ridere quando fa determinati numeri;
coltiva un po' questa roba della "svizzeritudine" per cui ha queste uscite sull'efficienza, sull'igiene, sulla salute,
l'alimentazione, una vita sana, ecc. E' veramente simpaticissimo.
D: Ci vuoi chiedere qualcosa?
R: La cosa che volevo chiedervi...vedo dell'impegno, voglio dire, siete qui, mi immagino che voi siate
venute a Milano apposta per questo, per andare in radio, ma, non essendo io uno appassionato di musica, faccio
fatica ad immedesimarmi nel ruolo di fan di qualcuno. Avete messo insieme due robe, la radio e l'intervista, però
ciò nonostante faccio ancora fatica a capire il senso...è un po' come un hobby, no? Come, non lo so, magari uno
gioca a pallavolo, cose di questo genere, da questo punto di vista è anche forse più interessante, perché poi le
regole della pallavolo sono sempre quelle...
tu fuori dal lavoro hai qualche passione, non so, coltivi bonsai...
no, nel senso che il lavoro in realtà non mi lascia molto tempo. Io, ahimè, viaggio tra le 12 e le 15 ore di lavoro
giornaliere, sabato e domenica compresi, da alcuni anni. Ogni tanto vado a fare trekking, ma è un po' poco.
questo significa che ti appassiona abbastanza il tuo lavoro, altrimenti non lo faresti...
sì, infatti, il problema della mia vita è un po' questo: che mi diverto troppo a fare il mio lavoro, e a volte penso
che sarebbe meglio che il lavoro fosse un "lavoro", cioè proprio una roba che ha un inizio e una fine, una paga oraria.
però se è una tua passione è bello.
è un problema perché poi dopo non ti limiti, no? Nel senso che è anche bello che tu fai un lavoro, e che questo
lavoro ti permetta di guadagnare dei soldi buoni per poter vivere bene tutte le ore del giorno che non passi al lavoro,
per cui è bello...
C'è una cosa che mi chiedevo: quando esce un nuovo album di EelST, voi cosa fate? Vi riunite e l'ascoltate insieme
oppure ognuno se l'ascolta per conto proprio?
Noi ci vediamo praticamente sempre per altri motivi...
Ma a me interessa proprio quel momento lì. Oggi è uscito il nuovo disco...
...quando ho i soldi me lo vado a comprare!
Ma quando esce il disco nuovo voi lo comprate il giorno che esce?
TGUDD per esempio lo comprai subito perché fecero proprio la presentazione da Ricordi, mi trovavo in zona,
avevo il budget...
Comunque tra noi pure ci sono diverse espressioni: c'è quello che è fissato, che sta lì dalla mattina appena apre
il negozio; c'è pure il gruppo dei collezionisti all'interno delle fave.
Ah, certo, quelli nello stadio terminale, un po' come i sieropositivi, quelli con l'AIDS conclamato (scherzo
naturalmente...)
(Mela) Diciamo che se trovo in internet un 45 giri vecchissimo me lo compro.
(Cicalona) Io, per esempio, quando è uscito "Del meglio del nostro meglio" non l'ho comprato perché ho detto:
"No, costa troppo"...
In che senso costava troppo?
(Cica) Per un sacco di tempo non l'ho comprato... (Mela) anche perché ormai obiettivamente comprare un cd
diventa un investimento... deve essere proprio uno che ti piace tanto per comprarlo.
Questa è una cosa interessante, come cambierà il modo di consumare la musica nei prossimi anni; perché
comunque nei prossimi anni cambierà moltissimo, e il cd diventerà come può essere oggi la maglietta del merchandising,
insomma una cosa non fondamentale, perché comunque i pezzi probabilmente gireranno in rete in un modo o nell'altro;
poi magari li vuoi anche in cd perché il cd ha una bella copertina, un libretto ricco, con le foto, con il video, cose di
questo genere.
Si toglierebbe tanta musica "spazzatura" che prende più soldi di quelli che dovrebbe...
La cosa che cambierà, e che perderà d'importanza, e che poi scomparirà, è il concetto di album, perché noi in
Italia abbiamo proprio un approccio molto diverso con i dischi rispetto ad altri paesi, perché non abbiamo i singoli.
Comunque i singoli costano tanto in proporzione. Uno con tre singoli si va a comprare il cd intero.
Sì, poi in realtà i singoli non sono più dei singoli, ma ci sono dentro sempre tre o quattro pezzi. Il problema è che
comunque i singoli escono come indotto dell'album, mentre la cosa fondamentale che viene fatta è l'album; è questo
un po' il problema che si diceva prima. Ad un certo punto, entri in una logica per cui ogni due anni devi fare un album,
quindi ogni due anni devi produrre i dodici, quindici, diciotto pezzi, a seconda di quanto uno è prolifico, e non è mai una
cosa che avviene distribuita nell'arco di tre anni come nel caso di EelST, perché mediamente loro ne fanno uno ogni tre
anni. Quando sei a un anno e mezzo, due anni dall'uscita, entri in un periodo che è fatto di alcuni mesi destinati a
scrivere i pezzi, altri destinati ad arrangiarli; alla fine si va in studio a registrarli, mixarli, eccetera. Quindi si fa tutto in
blocco, mentre altrove gli artisti pensano ai pezzi uno per volta; se fai un bel pezzo lo pubblichi, poi dopo due mesi ne
hai fatto un altro, pubblichi anche quello. Dopo due anni ne hai già pubblicati sparsi cinque o sei, ne hai magari altri tre
o quattro in cantiere, lavori su altri due o tre e poi hai fatto l'album.
Rischi anche che si vengano a creare quelle produzioni terribili per cui è un continuo propinarsi di musica
vecchia; si pubblicano raccolte che ormai sono sempre le stesse.
Questo è tipico degli artisti che hanno chiuso la carriera, e ogni tanto pubblicano una compilation perché hanno
trovato il live o hanno trovato l'inedito. In realtà fanno così anche gli artisti in attività; tu lavori con l'obiettivo di
mettere insieme un album, perché il singolo alla casa discografica non interessa. Vuole che esca l'album, e purtroppo
hai dei dischi con due o tre pezzi belli, messi insieme in pochi mesi per raggiungere il minutaggio minimo che giustifica
il prezzo dell'album, e il resto è spazzatura. E' l'album il formato che crea questo problema. E' destinato a sparire
perché è legato al discorso del cd. Siccome fra cinque anni i cd non ci saranno più... i dischi non si stanno vendendo
più. Se il tipo di caduta del mercato dei dischi avvenisse in altri settori, ci sarebbe un casino pazzesco, ci sarebbero
leggi tipo quelle dell'automobile, la rottamazione...
Anche la musica dal vivo costa tanto per le strutture che ha l'Italia.
Nel live i prezzi sono dimezzati negli ultimi dieci anni. Il mercato del live è un mercato che, per quanto teoricamente
più rozzo di quello discografico, è molto più elastico, molto più duttile, cioè si è adeguato. Quando ha cominciato ad
esserci crisi sono scesi i prezzi, sono cominciate le attività nei centri sociali con biglietto a 5.000 lire.
Se si guardano i grandi artisti, le cose non sono cambiate... il concerto di Baglioni costa sempre 50.000 lire.
Questa cosa tocca i giovani, non tocca quelli che hanno un pubblico adulto.
Ma Baglioni ha fatto cinque sere di tutto esaurito al Palaeur, pieno di ragazzine piccole. Tra l'altro al Palaeur si
sente malissimo...
Roma è messa molto male sulle sedi per grandi concerti. In questo momento il posto più grosso è il Palaghiaccio di
Marino, perché stanno ristrutturando il Palaeur. Mentre a Milano ci sono due strutture, una da 10, una da 13-14 mila
posti come il Palavobis e il Forum. Però a Roma ci sono più club, con capienza da qualche centinaio di posti, e qui a
Milano da questo punto di vista non abbiamo niente. Milano ha un club che si chiama "Tunnel", da 500-600 posti, e per
il resto non c'è veramente niente... ci sono i Magazzini Generali, che sono una discoteca un po' club... voi avete un
posto bello che è il Brancaleone... poi una volta c'era il Palladium, però da un anno ha il problema del rumore. Il
Palladium è molto bello. Tra i piccoli c'è l'Akab...
La situazione musicale romana ha avuto proprio una crisi terribile negli ultimi due anni.
Roma ha un problema rispetto a Milano: intorno a Roma c'è il deserto, nel senso che per trovare la prima città
devi andare a Firenze o a Napoli. Intorno a Milano invece, nel raggio di 200 Km, c'è l'ira di Dio. Per cui molte cose che
a Milano non passano, non trovano spazio, magari le trovi a Reggio Emilia, a Bologna o a Padova, Torino, Genova, tutti
posti che puoi raggiungere in un'ora e mezza.
Milano e Roma fanno a pugni per quel che riguarda la musica, hanno uno sfasamento di alcuni anni proprio nel
gusto medio, nelle cose che girano, e questa cosa è divertente. Per esempio a Roma in questo momento c'è un
piccolo boom dell'hip hop che al nord è di un paio d'anni precedente; i rappers da queste parti ormai stanno tutti
cercando un lavoro. La situazione musicale attuale in Italia è estrema, perché siamo in mezzo ad un cambiamento
epocale.
Ho visto che anche gruppi "da centro sociale", prima quasi sconosciuti, adesso vanno pure a Sanremo.
Sta cambiando proprio tutto; il mercato della musica era molto vitale in Italia alla fine degli anni settanta, primi
anni ottanta; non c'erano solo le majors, c'erano tante etichette indipendenti. C'era qualcosa che c'è in molti altri
settori, che è anche un po' la chiave del successo dell'Italia anche all'estero: la piccola e media impresa.
Non esiste la grande realtà industriale. Esiste la piccolissima impresa che è quella che si basa sui 15-30
dipendenti.
Ecco, questo nella musica non c'è più. C'era una volta. Sono stati tutti divorati dalle majors. In questo momento
il mercato discografico italiano per più del 95% é controllato da cinque aziende, e questo chiaramente fa terra bruciata
intorno; poi sono tutte multinazionali, sono tutte aziende che vivono senza la necessità di dover guadagnare più di
tanto dal repertorio italiano. La Wea, l'Universal, la EMI, la Sony, la BMG fanno il 50% del fatturato con gli artisti
stranieri. La BMG nell'ultimo anno ha venduto centinaia di migliaia di copie di Santana. Vuol dire che con quel disco loro
hanno sistemato probabilmente il 10-15% del loro anno. E non hanno più di tanto faticato o investito per vendere, no?
Vende perché è un trend internazionale. Per restare in ambito BMG, facciamo anche l'esempio Robbie Williams. Vendere
i dischi di Robbie Williams a loro richiede pochi investimenti, nel senso che é un artista che comunque ha successo
facilmente in tutto il mondo. Voglio dire che in questi casi non c'è tutto il lavoro di avviamento, cioè la ricerca e la
promozione di artisti giovani e sconosciuti.
In nessuna parte del mondo il lavoro di ricerca e sviluppo viene fatto dalle majors. Nei posti dove le cose
funzionano come devono funzionare, esiste un meccanismo ben preciso: le etichette indipendenti si specializzano su un
genere particolare, perché sono gestite da gente che prima aveva la passione per quel genere, e poi ha trasformato la
passione in lavoro; fanno la ricerca e lo sviluppo, selezionano, creano il vivaio, diciamo. Quando l'artista raggiunge un
certo livello, ha il potenziale per diventare un prodotto di largo consumo; a quel punto nascono gli accordi con le
majors, che portano l'artista alle stelle.
In Italia le majors, invece di fare degli accordi con i piccoli indipendenti, portano semplicemente loro via gli artisti.
Nella storia della discografia italiana ci sono delle ondate che portano alla ribalta delle realtà nuove, indipendenti;
vengono subito riassorbite dal mercato, dalle majors, dalle grosse aziende, e poi la situazione crolla, perché ovviamente
se tu tagli le radici poi la pianta si secca. C'è stata un'ondata alle fine degli anni settanta, inizio anni ottanta: Finardi,
la PFM, gli Area, Battiato, venivano tutti da mondi indipendenti, poi sono stati assorbiti... c'erano i fiorentini: l'ondata
che ha portato Litfiba, Denovo, Diaframma si è conclusa nell'1985-86, ed è stata assorbita. Poi è venuta fuori un'altra
ondata all'inizio degli anni novanta con le posse, l'hip hop, il reggae, anche quella subito assorbita dalle majors. Loro
fanno così, non hanno una visione globale di come devono funzionare le cose; ognuno punta ad arraffare il più possibile.
Sono tutti legati al disco, all'oggetto cd. Sta accadendo questo: la BMG ha comprato Napster, l'Universal ha comprato
mp3.com. Li comprano per assorbirli, e chiaramente annientarli; poi da un'altra parte ne spunta fuori qualcun'altro.
Controllare il mercato del disco è una cosa che è oggettivamente possibile, l'hanno fatto. In Italia ci sono 500-600
negozi specializzati più la grande distribuzione, non è difficile controllarli. Ma riusciranno a controllare l'uso delle nuove
tecnologie? Ne dubito... Vedrete che nei prossimi anni ci sarà da divertirsi...
(da sx: Mela, Marco, Cicalona)
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