Le interviste: Vittorio Cosma |
a cura di
Leesa, Duccio
Kranpo e Mumble
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Le Fave Romane hanno realizzato questa intervista il 23 Novembre 2000, negli studi di "Victor"
Vittorio Cosma, a Roma.
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Domanda: Come si convive con gli storni di viale delle Milizie?
Risposta: Mah, con gli storni di Roma relativamente bene; con i piccoli degli storni, cioè gli stornelli
romani, si convive benissimo perché sono musicali. Uno si sveglia la mattina e c’ha il suo stornello
che canta. E qui a viale delle Milizie c’è un casino. Invece va male perché cagano ovunque.
D: Che ne pensi di viale Angelico?
R: Ma che domande sono? Bello! Possiamo fare uno scanning di tutte le vie: viale Mazzini,
abbastanza bello; via Cola di Rienzo, carina, commerciale… se avete un elenco…
D: Per la cronaca, come sei venuto in contatto con EelST?
R: Secondo voi dove? Al circolo Arcigay! Ci siamo conosciuti nella Dark Room, inizialmente in
maniera tattile; da lì abbiamo desunto che ci eravamo simpatici e poi siamo andati avanti a
frequentarci.
In che anni?
Erano i primi anni della Dark Room! Che è un gruppo americano, non so se l’avete mai sentito,
tipo le Spice Girls… Ma devo rispondere seriamente? Con Faso ci conosciamo da quando avevamo
18 anni; io suonavo con un gruppo chiamato “Papaya Funny”, con Savino [Cesario, ndr]; quelli
che suonavano con Paolo Rossi; il chitarrista era Francesco Saverio Porciello. Una sera andammo a
suonare in un locale a Rozzano, e c’era Faso con cui ci mettemmo a improvvisare. L’ho conosciuto
così. Rocco Tanica l’ho conosciuto verso i 20 anni; lui lavorava con Carmelo La Bionda, che era un
trans dell’epoca, e con Michelangelo La Bionda, i Righeira insomma, mentre io lavoravo all’ex
CGD di via Quintiliano con i Volpini Volanti e cominciavo a lavorare con la PFM. Facevamo più o
meno lo stesso lavoro: io avevo arrangiato il primo pezzo di Lou Colombo, lui quello successivo,
“Rimini”… è una cantante degli anni ’80 che voi non conoscete. E quindi, praticamente, siamo
sempre stati colleghi. Poi lui ha arrangiato un disco di Sergio Caputo [“Storie di whisky andati”,
ndr], mentre io avevo suonato con Caputo un anno prima. Insomma, siamo sempre andati in
parallelo; lui faceva gli arrangiamenti di un disco, io di un altro; io mi inchiappettavo uno, lui lo
stesso! E quindi si è creato questo vortice omosessuale. Poi ho conosciuto Feiez quando avevo 20
anni, e lì è nata un’amicizia, prima che lui entrasse negli EelST. Era il tecnico degli Psycho Studios
nel periodo magico, quando c’eravamo io, Massimo Costa, Feiez, Marti Jane Robertson, tutti alla
prima esperienza; era il posto più interessante del momento in Italia, secondo me. Facevamo un
disco via l’altro. Io e Paolo soprattutto, e abbiamo fatto di tutto; famme pensà… Eugenio Finardi,
Renato Zero, Mike Francis, Aida Cooper, la PFM (perché io ero entrato come membro della PFM
da lì, e Feiez è venuto un anno in tournèe con noi), Grazia Di Michele, Lucio Fabbri… Feiez l’ho
sentito nominare per la prima volta a Varese, quando io ero ancora un pischello; avevo 17 anni,
volevo fare il musicista, rompevo i coglioni a Lucio Fabbri: “ahò, famme sonà, cazzo, vojo sonà!”
“Eh, no. Adesso c’ho in mano questi ragazzi di Crema che sono molto forti”. Erano Feiez e Giampi
Alpiani che avevano un gruppo chiamato “Beatlesmania”, e facevano le cover dei Beatles. Con
Feiez diventammo super amici, e ogni tanto sentivamo i primi nastri di EelST che ci portava
Tanica; mi ricordo il primo pezzo, Abbecedario… suonavano al Magia, e ogni tanto arrivava una
cassettina di questi Elio e le Storie Tese; Feiez saltuariamente andava ad aiutarli, poi piano piano li
aiutava sempre di più, ed è entrato a far parte del gruppo. Poi c’era Camagna, che era un mio amico
d’infanzia ed è stato il primo tecnico degli Elii. Anche lui mi faceva sentire questi bootleg… io c’ho
duemila cassette di bootleg…
Massimo Costa raccontava: “c’è mio fratello che suona il basso bene…”, e tutti: “ah, sì…”
Dopo un po’ di tempo che noi facevamo i dischi, Paolo Costa è venuto a fare il primo disco coi
Tomato e con Finardi; poi abbiamo cominciato a fare sempre più dischi insieme, e poi l’amicizia e
l’amore sono sbocciati.
Elio e Cesareo sono stati gli ultimi che ho conosciuto. Poi c’è stata la Biba Band, che ci ha unito
molto di più; sono 15 anni che vado sempre allo Psycho, anche se ultimamente ho ridotto la mia
presenza, perché è un po’ fuori mano. Però tutte queste robe qua sono nate così, la sera, perché
andavamo là, fumavamo delle sigarette custom, teorizzavamo il papuismo e… mi ricordo Mangoni
quando preparava Supergiovane… lo lasciavi su in studio, e mentre noi stavamo giù a cazzeggiare o
a chiacchierare, lui passava le ore a dire: “puttano, giornaletti…”
D: Un pregio e un difetto per descrivere EelST, ogni membro, eh?
R: Sai che hai detto ogni membro… di ognuno? Il difetto: omosessuali; il pregio: omosessuali! Il
difetto: un po’ omosessuali, il pregio: troppo omosessuali… troppo poco omosessuali.
D: Quale disco preferisci di EelST?
R: Sicuramente “The dark side of the moon", perché è riuscito bene tutto, i pezzi, il titolo… e poi
è storico insomma.
D: Ma Giorgio e Piero? Come nascono? Tutta farina del tuo sacco?
R: Giorgio è figlio della casata dei Modigliani Svevi, Piero invece è acquisito, è di una famiglia
della plebe. Sono amici da anni perché facevano prima le gare coi pistulini, a chi ce l’aveva più
lungo; poi quando si sono fatti virgulti più giovani lo davano contro le querce o contro il muro, per
capire chi l’ha più duro! Da quelle cose poi è nata una grande amicizia e hanno cominciato a
incrociarli in segno di stima. Sono due personaggi letterari di Uguccione della Fagiola, che era un
personaggio del “dugento”. Ho ripreso semplicemente questi manoscritti, che ho trovato nella Dark
Room, quando ho incontrato EelST; c’erano delle carte lasciate lì dai tempi della Dark Room
medievale da alcuni omosessuali medievali, e dai messeri che lasciavano lì le loro cotte, le
armature, trombavano e poi se ne andavano. Qualcuno ha lasciato lì questi manoscritti apocrifi di
Uguccione della Fagiola, in cui si narrano le gesta di Giorgio e Piero. Non ho fatto altro che
rimetterle in ordine, un’opera filologica... ma ci sono molti volumi, continueranno...
D: E Victor?
R: Victor lo si vede che è omosessuale.
Anche lui nella Dark Room?
No, perché in Bulgaria non c’è neanche... talmente poveri sono i mezzi tecnici che non hanno
neanche la possibilità di avere il buio, quindi è una Dark Room che si vede, e non ci va nessuno
perché si riconoscono. Si devono mettere i cappucci, insomma un casino.
D: Hai suonato con svariati musicisti, Fabrizio De Andrè, PFM, Eugenio Finardi, Grazia Di
Michele e tanti altri. Qual è la collaborazione che ti ha dato di più e quella che ti ha dato di meno.
R: Pino Daniele mi ha dato meno in termini economici. La collaborazione con EelST è quella che
mi ha dato di più, perché mi hanno pagato in natura; ho avuto prestazioni sicuramente superiori alla
norma... voi non potete neanche immaginare, abbiamo usato delle macchine agricole per fare delle
cose particolarissime che adesso non sto qua a spiegare. Ne è valsa la pena, tutti insieme con la
mietitrebbia, con l’aratro elettrico...
In termini veri, beh, la PFM. Avevo 20 anni, ero fan della PFM (avevo il manifesto in camera), e
sono stato membro del gruppo, ho scritto i pezzi, ho fatto quattro anni con loro, un disco e varie
tournée; poi anni dopo mi hanno chiesto di produrli, e quindi è stata davvero una bella cosa. In
termini artistici, con Eugenio Finardi: c’è un rapporto di fratellanza, ormai abbiamo fatto insieme
sette dischi, ci siamo anche menati, siamo come due vecchi fratelli, che litigano, si amano; abbiamo
condiviso anche bellissimi momenti di scoperta di musiche altrui, credendo in molti progetti;
insomma è un amico. Anche nel mio disco c’è Eugenio, ha dato una supervisione a tutto... disco che
voi non avete, piccoli fetenti! Non è facile da trovare, però da qualche parte ce l’hanno. Sennò ve ne
procuro una copia pirata fatta da me a 10.000 lire. Si chiama “Colpo di luna”, è la colonna sonora di
un film “d’autore” che è stato premiato a Berlino, con Nino Manfredi. Adesso verrà distribuito in
America, oggi debutta al Village a New York.
D: Con quali artisti vorresti collaborare?
R: Ho avuto la possibilità di lavorare con Zarrillo, ma purtroppo non ce l’ho fatta. Poi, aspetta...
Mimmo Cavallo, è uno che non sono mai riuscito a contattare.
E invece internazionali?
Plastic Bertrand, è uno di quelli che mi manca, con la canzone “Ping pong”. E Otto Kruntz.
Però conosco molto bene il fratello di Mango, e quindi per me questo è un ottimo portfolio per
entrare.
Perché il fratello di Mango è internazionale?
E’ di Lagonegro... quindi da Lagonegro spazia.
D: Che genere di musica ti piace ascoltare (in macchina)?
R: Seriamente di tutto. In macchina ho i Radiohead...
L’ultimo? “Kid A”?
Sì, poi c’ho Kiddau di un gruppo calabrese... su cunnu chiddau... “Kid A” è bellissimo. Sembra
un disco dei Pink Floyd, sembra “The dark side of the moon” degli EelST. Finalmente si può fare
musica non basata esclusivamente sulla commercialità. Io sono tartassato dai pezzi che devono
essere radiofonici, invece finalmente un disco libero. Poi il nuovo di Bjork, strepitoso, da piangere;
il film è bellissimo, andatelo a vedere. Alla fine del film tutto il pubblico che piangeva: “Dove hai
messo la macchina?” Poi ho i Coldplay che non sono male, tipo Jeff Buckley... gli Anal Intruder
sono molto bravi, fanno soft core, anzi fanno new age, sono penetranti.
Italiani?
Purtroppo poco. Preferisco le cose ggiòvani.
Ma ti capita di ascoltare EelST?
Ogni tanto sì, mi diverto, tipo i vecchi dischi... sono fatti benissimo.
...però conoscendoli, avendo con loro un rapporto privilegiato, magari non ti viene da
ascoltarli...
Mi viene da ascoltarli, come mi viene da ascoltare le cose che faccio, ogni tanto. Qualche mese
fa ho riascoltato “Del meglio del nostro meglio”, Feiez, le cose... sono un bel ricordo.
D: Sei alla ricerca di nuove esperienze?
R: Adesso sto cercando di aprire un’etichetta con dei giovani, per riuscire a fare le cose che più
mi interessano. Relativamente giovani, magari anche gente grande che propone cose non scontate.
Fortunatamente ho vari ambiti lavorativi che mi permettono di vivere (e mi tocco i coglioni, sennò
da domani non mi chiama più nessuno!) Ho i jingle, la televisione e il cinema, per cui comunque
lavoro parecchio; dischi che continuo a fare, con rapporti privilegiati, con un po’ di artisti. Sono
tranquillo, però vorrei investire un po’ su due o tre progetti nuovi... c’è Marco Fabi, non so se
l’avete mai sentito al “Locale”, che è proprio forte. Ha 21 anni, è bravo, fa Coldplay, Jeff Buckley;
ha ampi margini di miglioramento. Poi c’è un duo che fa pezzi dei Led Zeppelin, chitarra e voce, e
mi piacerebbe fare qualcosa con loro. Ci sono degli amici di Milano, ex Rosso Maltese, che fanno
cose di poesia e musica molto particolari con uno dei Lounge Lizards che si chiama Steve Piccolo.
C’è uno che fa trip hop che suonava coi Sensasciou; l’ex bassista dei Simply Red che fa musica
dub. Mi piace fare cose così, con amici che non hanno ambizioni “commerciali”; lo faccio
soprattutto per avere i soldi per sbattere fuori Matteo (collaboratore dello studio di registrazione
“Locomotore”), che scassa i coglioni!
E soprattutto lavoro nell’ombra per cercare di contrastare Berlusconi. Cerco di esprimere tutta la
mia omosessualità, mia e dei miei amici, fino a quando sarà eletto Berlusconi, perché poi non ci
sarà più la possibilità di farlo, a meno che non riusciamo a creare un documento in cui proviamo la
sua omosessualità.
Cosa ne pensi del panorama musicale attuale?
Per il lavoro mio e dei miei colleghi è un casino, nel senso che ancora non si è assestata una
cosa nuova: non c’è più la vendita dei cd, ed è una catastrofe. Per fortuna i concerti continuano ad
esistere, quindi chi è capace ha la possibilità di mettersi in luce. L’mp3 è una cosa che non si sa
bene come si svilupperà. La rete è una forma di enorme libertà, secondo me utilissima, però gli
artisti dovrebbero essere tutelati; non dico che voglio tanti soldi, però per noi che facciamo gli
autori, che lavoriamo nella musica, ci vorrebbe un po' più di sicurezza, sennò poi moriamo di fame
e veniamo a mangiare a casa vostra, dove peraltro so che si mangia bene.
In Italia prima veniva preso un artista bravo con delle potenzialità, e nell’ambito di tre dischi si
valutava se era un artista valido. Si faceva un’operazione di marketing, di pubblicità, facendolo
conoscere, organizzando concerti, etc. Ora invece devi avere il pezzo che vende un puttanaio, non
interessa neanche più l’ellepi. Il problema è che se uno non vende un cazzo in Italia, muore di fame;
se uno non vende un cazzo nel mondo, sopravvive. E poi all’estero ci sono più spazi, più
sovvenzioni... anche l’omosessualità è vista in maniera più globale.
D: Visto il successo dei Lunapop, produrresti un nostro disco? Se sì, perché? Se no, perché?
R: Dipende... non sa, non dice. Fatemi sentire i pezzi. Li ascolto esclusivamente nella Dark Room
a vostro rischio e pericolo. Ho un impianto lì, ricevo lì... ma non “ricevo” io…
D: Ultimo film visto, ultimo cd acquistato, ultimo libro letto.
R: Ultimo film visto “Grazie per la cioccolata” di Chabrol: è interessante tutta la prima parte, però
il finale è orribile. Nel complesso però è bello, la tensione, anche le musiche; è un film francese
molto minimale. Mi è piaciuto abbastanza, però il finale l’ha veramente rovinato, perché è stato
buttato lì dal regista, senza costruzione. L’ultimo film che ho visto e che mi è piaciuto moltissimo è
“Dancer in the dark” di Lars Von Trier. Pensate che detesto il musical, detesto il melodramma, ma
quello è un musical melodrammatico meraviglioso.
Però è strano che non ti piaccia il musical...
Il “Rocky Horror Picture Show” mi fa cagare. Gusto personale: mi fa cagare. Non sopporto che
uno cominci a parlare tipo: “sai, ho pensato che oggi potrei uscire di quiiii....che cosa mi dici l’aria
è fresca”. [cantato] Non lo sopporto.
Ultimo cd acquistato, porca troia... ”Porca troia” degli Squallor... “Hammond Inferno”, dance
interessante; comunque per il mio lavoro devo comprare un po’ di dischi, e quello non è il mio
preferito. Degli ultimi, quelli che mi piacciono di più sono i Radiohead, i Coldplay, anche i Moloko.
Ultimo libro letto... c’è una nuova edizioni di gialli, mi pare della Einaudi, in cui fanno un testo
comparato del giallo, come il Sapegno con Dante. Quindi sotto ci sono le note, le citazioni, e ho
scoperto una cosa molto divertente. Nel 1920, alle Olimpiadi, un maratoneta italiano che si
chiamava Dorando Pietri cadde quasi sul traguardo, quando stava per vincere la gara, e venne
sostenuto negli ultimi metri, venendo poi squalificato. Quello che lo sosteneva era Conan Doyle.
Li sto rileggendo perché mi piace scoprire curiosità come questa.
D: Fatti una domanda e datti una risposta.
R: Che ore sono? Le 15.30.
No. Basta! Tutti così! Non è possibile…
D: Facci una domanda e ti daremo una risposta.
R: Quando mi pagate?
Mai!
D: Come ti vedi tra 20 anni?
R: Non mi vedrò comunque perché non posso, dovrei usare uno specchio. Come mi vedo tra 20
anni? Tipo gli alpini… ci vedremo con Elio e tutti gli altri, andremo in pullman a fare la gita, con la
“sgnappa”, a ricordare le cose, a guardare le ragazze. Però quanti anni avremo? 55 anni. Beh,
saremo ancora trombanti! Allora nella Dark Room del futuro, in assenza di gravità, che sarà una
figata, si leviterà.
Come ti vedi tra 20 minuti?
Morto perché non c’ho più voce.
Secondo te, Mumble farà altre interviste?
Ne dobbiamo parlare in privato... e sapete dove?
Nella Dark Room!
Nella Dark Room, dove mi è caduta una cosa. La prima cosa che succede è che cadono degli
oggetti e bisogna raccoglierli...
(da sx: Kranpo, Duccio, Leesa, Victor, Mumble)
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